La metatarsalgia è una sindrome dolorosa che si sviluppa sulla regione anteriore della pianta del piede. Il termine metatarsalgia non definisce un processo patologico, ma semplicemente una sintomatologia dolorosa che può comparire come conseguenza di diversi fattori causali. La metatarsalgia colpisce maggiormente le donne e abitualmente è associata ad anomalie di appoggio delle teste metatarsali; ciò è confermato dalla presenza di callosità plantari in corrispondenza delle teste metatarsali dolorose.
Nella maggior parte dei casi le metatarsalgia sono di natura biomeccanica e derivano da un alterato carico dell’avampiede al suolo.
Solitamente la problematica si concentra sul secondo e sul terzo metatarso. Lo squilibrio del carico può essere dovuto da un’anomala lunghezza e posizione dei raggi metatarsali; dal morfotipo del piede, come il piede equino; da un’anomala motilità dei raggi o rigidità di una articolazione prossimale; da carichi di lavoro imponenti.
Esistono anche metatarsalgia di origine non biomeccanica, causate da malattie che interessano tutto l’organismo (come artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico o diabete), da affezioni locali (come l’artrite settica) o da malattie dei nervi del piede (come il neuroma di Norton).
Nella maggior parte dei casi il paziente presenta callosità plantari in corrispondenza dei metatarsi centrali.
Inizialmente tali callosità, espressione di un sovraccarico metatarsale localizzato, sono del tutto asintomatiche e vengono generalmente trattate con pedicure regolari. Successivamente compare dolore durante la deambulazione in corrispondenza di queste ipercheratosi, in particolare con l’utilizzo di calzature a suola rigida, con tacco, strette o semplicemente a piedi nudi.
Nelle fasi acute il dolore può rendere intollerabile la marcia e in alcuni casi si assumono posizioni d’appoggio anomale, finalizzate a schivare i punti dolorosi.